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mercoledì 20 marzo 2013

Cattolicesimo Tradizionalista e cattolicesimo Integrista: differenze tra loro ( e rispetto ad altre derive tradizionaliste non cattoliche )

        SCHEMA DELLE DIFFERENZE                                                         :




 A.                                            Cattolicesimo Tradizionalista                                                              :


Fraternità Sacerdotale San Pio X,erroneamente ed offensivamente detti"Lefebvriani" : La Fraternità

Sacerdotale San Pio X è una Congregazione
  1. Cattolica Tradizionalista,fondata,nel 1970,nei dintorni di Friburgo,in
    Svizzera,ma dopo pochi mesi si trasferisce a Econe,nel Vallese,il Fondatore
    è Sua Eccellenza Reverendissima Mons.Marciel Lefebvre (1905-1991),che
    divenne Sacerdote della Diocesi di Lille, e dopo due anni entrò nella
    Congregazione Missionaria dei Padri dello Spirito Santo e fu mandato in
    Gabon; fu poi Delegato Apostolico dell'Africa Francofona ed Arcivescovo di
    Dakar nel 1955.Nel 1962 è trasferito nella Sede Epicopale di Tulle in
    Francia,ma sei mesi dopo diventa Superiore Generale della Sua Congregazione
    Missionaria dei Padri dello Spirito Santo.Partecipa ai lavori del Concilio
    Ecumenico Vaticano II,opponendosi sempre alle Eresie Pastorali,che puntano
    ad intaccare la Dottrina Cattolica stessa.Nel 1968 lascia l'incarico di
    Superiore Generale della Congregazione Missionaria dei Padri dello Spirito
    Santo e si dedica alla Fondazione della Fraternità Sacerdotale San Pio X con
    l'Erezione Canonica in Diocesi Losanna-Ginevra-Friburgo.Poi inizio il
    calvario e la persecuzione da parte della pseudo-chiesa ufficiale e da parte
    del Vaticano,che non voleva la formazione di Veri Sacerdoti,formati
    sanamente come un tempo il 22 Luglio del 1976 S.E.R Mons. Lefebvre è
    sospeso "A Divinis" da Paolo VI.Per garantire la vita della Fraternità
    Sacerdotale San Pio X, Consacrerà il 30 Giugno del 1988 quattro
    Vescovi,senza il permesso di Roma : S.E.R Mons. Bernard Fellay,S.E.R
    Mons.Bernard Tissier De Mallerais,S.E.R Mons. Richard N. Williamson e S.E.R
    Mons. Alfonso De Galarreta. A questo atto,a cui il Vaticano lo costrinse,
    segui,il 2 Luglio del 1988,il Motu Proprio "Ecclesia Dei Afflicta",in cui
    Giovanni Paolo II, credette poter scomunicare Sua Eccellenza Reverendissima
    Mons.Marcel Lefebvre, applicando le pene "latae sententiae" per
    consacrazioni episcopali illegittime (dimenticando che la pena non si
    applica a chi ha agito in stato di necessità). Nonostante ciò Sua Eccellenza
    Recerendissima Mons.Marciel Lefebvre riconobbe sempre come tali queste
    "autorità" deviate della Chiesa Cattolica: infatti i loro atti sono
    considerati nulli per rifiuto di usare l'autorità magisteriale in nome del
    dialogo, ecco perché possono essere disattesi senza peccato: la defezione
    dalla fede delle autorità è un loro peccato personale e scandalo pubblico,
    ma non fa perdere loro il potere. Da questo "Stato di Necessità" la
    Fraternità Sacerdotale San Pio X trae la legittimazione ad
    Evangelizzare,insegnando la Dottrina Cattolica Autentica,rigettando le
    Eresie Pastorali e Dottrinali dell'Eretico "Concilio" Vaticano II e
    garantendo ai Fedeli nel mondo,attraverso diverse Cappelle e Oratori,la
    Santa Messa Veramente Cattolica,quella celebrata in Latino,secondo l'ultima
    Edizione del Messale Latino del 1962,prima dell'Eretico "Concilio" Vaticano
    II e della pseudo-riforma liturgica del 1969 (che non può essere legge della
    Chiesa, almeno perché la materia è indeterminata). Sua Eccellenza
    Revendissima Mons.Marciel Lefebvre morì nel 1991,dimenticato e diffamato da
    quel Vaticano e da quel Wojtyla,che non volle mai definire un Eretico ed un
    non-papa,una morte umile,senza il plauso del mondo come la morte di Wojtyla
    ! Per maggiori informazioni si può vedere il sito www.sanpiox.it .

                                              
     
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    B.                                     Cattolicesimo TRADIZIONALISTA Integrista               :


    Istituto Mater Boni Consilii o Sedeprivazionisti Tesisti,cioè aderenti alla
    Tesi di Cassiciacum : L'Istituto Mater Boni Consilii nasce da un gruppo di
    Sacerdoti che abbandonarono la Fraternità Sacerdotale San Pio X il 18
    Dicembre 1985: Don Francesco Ricossa,Don Franco Munari,Don Giuseppe
    Murro,Don Curzio Nitoglia,per motivi Dottrinali,avendo loro Aderito alla
    Tesi di Cassiciacum,una complessa Tesi Teologico-Dottrinale elaborata da
    Padre Michel Louis Guérard Des Laurièrs (1898-1988),un Religioso
    Domenicano,Docente prima alla Pontificia Università Lateranense a Roma e
    successivamente dal 1970 al Seminario di Econe,fondato da Sua Eccellenza
    Reverendissima Mons. Marciel Lefebvre. Padre Guérard abbandonò poi S.E.R
    Mons. Lefebvre ed il 7 Maggio del 1981 fù Consacrato
    Vescovo,dall'Arcivescovo Emerito di Hué, il Vietnamita Pietro Martino
    Ngo-Dinh Thuc (1897-1984), noto per aver precedentemente consacrato dei
    Vescovi per l'antipapa apparizionista di Palmar de Troya.Sua Eccellenza
    Reverendissima Mons. Michel Louis Guérard Des Laurièrs comincia a pubblicare
    la sua Tesi di Cassiciacum,elaborata nel 1979,sulla rivista le "Cahiers de
    Cassiciacum", secondo la quale,almeno a partire dal 7 Dicembre 1965,con la
    promulgazione della Costituzione Conciliare "Dignitatis Humanae
    Personae",sul concetto Massonico di Libertà Religiosa,che contrasta con il
    Magistero precedente della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana,Paolo VI
    (1897-1978) ed i suoi successori,pur occupando legittimamente la Sede
    Apostolica,in seguito ad una valida elezione,non godrebbero più
    dell'Infallibilità Pontificia e non sarebbero più Divinamente Assistiti.In
    altre parole essi sarebbero solo Papi "Materialmente",ma non
    "Formalmente".Spetterebbe allora ai Cardinali o ai Vescovi Residenziali
    (anch'essi solo "materiali", poiché eretici) rivolgere all'occupante della
    Sede Apostolica "Monizioni Canoniche" ed eventualmente procedere a una nuova
    elezione. Non si spiega come dei Vescovi materiali che si convertono possano
    diventare Vescovi formalmente, visto che non c'è il Papa che possa
    trasmettere loro la giurisdizione. Nè si spiega in base a quale distinzione
    dei cardinali "materiali" possano conservare il diritto di eleggere il Papa
    ma nessun altro potere. I sostenitori si oppongono sia ai
    sostenitori,Cattolici Tradizionalisti,della legittimità del Papa (Fraternità
    Sacerdotale San Pio X),sia ai Cattolici Integristi che sostengono che la
    Sede Apostolica è Totalmente Vacante (Sedevacantisti Sempliciter o
    Totali),come me ed il Dott. Stefano Filiberto. Nel 1987 a Raveau,in
    Francia,Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Michel Louis Guérard Des
    Laurièrs Conferisce la Consacrazione Episcopale a Don Franco Munari,dopo
    averla già Conferita il 30 Aprile del 1984 a Gunter Storck ed il 22 Agosto
    del 1986 al Domenicano Statunitense Padre Robert Mckenna. L'Istituto Mater
    Boni Consilii muove i suoi primi passi prima a Nichelino,poi nella sua sede
    attuale a Verrua Savoia,entrambi in Provincia di Torino. Il 26 Ottobre del
    1990 Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Franco Munari,abbandona l'Istituto
    Mater Boni Consilii per motivi personali e lascia il Sacerdozio. Ci si può
    documentare ulteriormente sui siti : www.sodalitium.it e
    www.cattolicesimo.com
      NOTA IMPORTANTE: si noti che, tra i fondatori dell' Istituto Mater Boni Consilii o Sedeprivazionisti Tesisti, , appariva il benemerito don CURZIO NITOGLIA, il quale, per sua stessa ammissione, da diversi anni a questa parte ha preso le distanze  dalla succitata tesi cassiciacum, e dalla stessa IMBC, per riavvicinarsi all' impostazione della fraternità FSSPX, che riconosce i Papi di Roma come i legittimi vicari di Cristo in terra. 





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                               DERIVE TRADIZIONALISTE pseudo CATTOLICHE :

                                                                          :
Indulltisti : Sono quei Fedeli Cattolici a cui interessa solo il Rito della
Santa Messa in Latino,detta erroneamente Tridentina o di San Pio V,celebrata
con l'ultima edizione del Messale Latino del 1962,ma che sostanzialmente
riconoscono come Magistero della Chiesa gli Insegnamenti del Concilio
Ecumenico Vaticano II e ritengono le attuali Autorità Ecclesiastiche
tali,compreso i "pontefici" Post-Conciliari Paolo VI e Giovanni Paolo II,con
i relativi insegnamenti. Chiedono per la celebrazione di tale Rito della
Santa Messa,un permesso o indulto all'Ordinario Locale,cioè il Vescovo della
Diocesi in cui si trovano,in base alla Lettera Apostolica "Quattor Abhinc
Annos" del 1984 di Giovanni Paolo II,vedi al link
http://www.unavox.it/doc03.htm ed al Motu Proprio "Ecclesia Dei Afflicta"
del 1988,sempre di Giovanni Paolo II,in cui se da una parte si scomunica,al
meno apparentemente,Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Marciel
Lefebvre,dall'altra si rimarca che il Rito Antico Latino della Santa
Messa,celebrata secondo il Messale del 1962 non è abrogato,vedi il link
http://www.unavox.it/doc02.htm .


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                   pseudocattolici SEDEVACANTISTI TOTALI O RADICALI O SEMPLICITER:



  1. Associazione Santa Maria Salus Populi Romani o Sedevacantisti Totali o
    Sempliciter :
    L' Associazione Santa Maria Salus Populi Romani nasce nel
    1991,parallelamente alla sua rivista il "Nuovo Osservatore Cattolico", per
    opera del Dott. Stefano Filiberto,che fù in gioventù Seminarista ad Econe.
    L'Associazione sostiene l'assoluta Vacanza sia Materiale che Formale della
    Sede Apostolica in quanto Paolo VI e Giovanni Paolo II non potevano essere
    eletti in Conclave in quanto Eretici,come dichiara espressamente un
    Documento Magisteriale della Chiesa,la Costituzione Apostolica "Cum Ex
    Apostolatus Officio",emanata da Sua Santità Paolo IV,nel 1559,e mai abrogata
    dall'emanzione del Codice di Diritto Canonico,ultimo autentico,emanato da un
    Papa Autentico,nel 1917,detto "Pio Benedettino",che la cita nelle fonti ben
    4 volte,essendo essa un Documento in cui il Sommo Pontefice Sua Santità
    Paolo IV ha impegnato la sua Infallibilità ! I Sedevacantisti sostengono
    come Dogma l'Indefettibilità della Chiesa,che si esprime visibilmente in
    modo ordinario nel Sommo Pontefice,ma non obbligatoriamente,oggi infatti è
    resa visibile da tutti quei Vescovi,Sacerdoti e Fedeli che custodiscono
    l'Autentica Fede Cattolica e la Vera Liturgia della Sanra Chiesa Cattolica !
     www.osservatorecattolico.com
                                           **********************************
  2. Le religioni in Italia

    La Chiesa Cattolica e i suoi scismi

    Tradizionalisti e sedevacantisti

    cattolicesimo Una comprensione di quella parte del “tradizionalismo cattolico” – numericamente esiguo, in Italia, ma talora influente sui processi interni al mondo cattolico – che si può descrivere, senza formulare giudizi circa le intenzioni, come sociologicamente separato dalla Chiesa cattolica, riesce difficile senza una preliminare presentazione di quel contesto che per quasi mezzo secolo ha veicolato in maniera più immediatamente rappresentativa una tale posizione, ovvero la Fraternità Sacerdotale San Pio X di mons. Marcel Lefebvre. Considerati gli sviluppi intercorsi durante il 2012 di cui esporremo qui di seguito i dettagli, la ricostruzione che offriamo intende dunque costituire una lettura dello scenario – del quale allo stato attuale la Fraternità Sacerdotale San Pio X non fa parte – entro il quale si situa il persistere di un mondo periferico rispetto alla Chiesa cattolica.
    Monsignor Lefebvre nasce a Tourcoing (Francia) nel 1905, diventa sacerdote missionario in Africa, poi vescovo, delegato apostolico per l’Africa francofona e arcivescovo di Dakar (Senegal) nel 1955. Nel 1962 è trasferito all’episcopato di Tulle, in Francia, ma rimane superiore generale di una congregazione missionaria, i Padri dello Spirito Santo, fino al 1968. Lascia questa carica non condividendo l’“aggiornamento” della congregazione ispirato al Concilio Ecumenico Vaticano II, per conto del quale era stato attivo opponendosi su molti punti alle decisioni della maggioranza. Nel 1970 apre nelle vicinanze di Friburgo, in Svizzera, un seminario per giovani alla ricerca di una formazione “tradizionale”, che dopo pochi mesi si trasferisce a Ecône, nel Vallese, con l’approvazione del vescovo di Sion. Nel 1970 è eretta canonicamente nella Diocesi di Losanna-Ginevra-Friburgo la Fraternità Sacerdotale San Pio X. Nel 1974, con una visita canonica, matura una reazione della gerarchia cattolica nei confronti del seminario di Ecône e della sua formazione “pre-conciliare”; e nel 1975 una commissione cardinalizia ingiunge a mons. Lefebvre di non procedere a ulteriori ordinazioni sacerdotali. Nonostante gli ammonimenti romani, il 29 giugno 1976 il presule francese ordina tredici sacerdoti e il successivo 22 luglio è sospeso a divinis. Con questo gesto la Fraternità Sacerdotale San Pio X entra in stato di “disobbedienza”, ma non ancora di rottura: fra alti e bassi, un dialogo discreto è mantenuto con le autorità romane e – se continua a ordinare sacerdoti – mons. Lefebvre si astiene dal consacrare vescovi. Il 5 maggio 1988 sottoscrive a Roma un accordo, che dovrebbe porre fine alle controversie consentendo ai membri della Fraternità di continuare a celebrare la Messa secondo il rito detto “di san Pio V” con l’approvazione di Roma, e di essere retti da un vescovo membro della Fraternità. L’approvazione dell’accordo incontra però difficoltà e le trattative con Roma s’interrompono il 19 giugno 1988. Il 30 giugno mons. Lefebvre compie un atto scismatico consacrando senza l’approvazione di Roma quattro vescovi – Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard N. Williamson e Alfonso de Galarreta – e incorrendo così nella scomunica insieme con il vescovo brasiliano Antonio de Castro Mayer (1904-1991), che partecipa come co-consacrante alla cerimonia. Il 2 luglio 1988, con la lettera apostolica Ecclesia Dei, il pontefice Giovanni Paolo II detta provvidenze perché il maggior numero di sacerdoti e fedeli interessati alla problematica sollevata da mons. Lefebvre possano rimanere o rientrare nella piena comunione con la Chiesa cattolica. In seguito a queste misure la Fraternità Sacerdotale San Pio X patisce defezioni di sacerdoti e fedeli che tornano nella comunione con Roma, ma mantiene – anche dopo la morte di mons. Lefebvre, nel 1991 – seminari e distretti organizzati, con celebrazione di Messe secondo il rito detto “di san Pio V”, in numerosi Paesi.
    All’interno o accanto alla Fraternità sono sorti vari ordini religiosi maschili e femminili sia attivi sia contemplativi. Può essere utile citare alcuni dati sulla diffusione internazionale della Fraternità – presente in 65 Stati (32 Paesi con sacerdoti residenti e 33 Paesi con sacerdoti in missione; per un raffronto statistico, nel 2000 vi era una presenza in 45 Stati, dei quali 26 con sacerdoti residenti e 19 con sacerdoti in missione) –, aggiornati a dicembre 2012: 1.206membri affiliati o apparentati, 561 sacerdoti – erano 30 nel 1976, 180 nel 1986, 354 nel 1996 – di cui 3 vescovi, 215 seminaristi, 42 pre-seminaristi, 119fratelli, 185 suore “apparentate”, 84 oblate, 1 casa generalizia, 6 seminari – Ecône, Flavigny, Goulburn, La Reja, WinonaZaitzkofen –, 14 distretti, 2 case autonome, 162 priorati – dei quali 38 in Francia –, 750 chiese, cappelle e centri di Messa, 2 istituti universitari, 100 scuole, 7 case di riposo. A questi dati vanno aggiunte 27 “comunità amiche”, delle quali 18 femminili e 9 maschili, e infine i circa 30 sacerdoti e seminaristi della Fraternità Sacerdotale San Giosafat Kuncewycz di rito greco-cattolico di Lviv, in Ucraina: una realtà fondata nel 2000 da padre Vasyl Kovpak e postasi sotto la guida della Fraternità Sacerdotale San Pio X, che conta circa 25.000 fedeli – ma secondo fonti governative ucraine un migliaio –, nei confronti della quale il Tribunale della Congregazione della Dottrina della Fede ha confermato, il 16 dicembre 2007, un precedente verdetto di scomunica del Tribunale dell’arcieparchia cattolica-orientale di Lviv riguardo padre Kovpak; i membri di questa comunità, peraltro, non vanno confusi con un altro gruppo ucraino talora agli onori delle cronache, ovvero la Chiesa Ortodossa Greco-Cattolica Ucraina, un movimento di tendenza sedevacantista costituitosi nel 2009 sulla base di esperienze precedenti e formalmente separato dalla Chiesa greco-cattolica ucraina, quest’ultima una Chiesa sui iuris di rito orientale che mantiene la comunione con la Chiesa di Roma, il cui attuale primate è l’arcivescovo maggiore Svjatoslav Ševčuk.
    In Italia la Fraternità Sacerdotale San Pio X – retta internazionalmente dal 1994 da mons. Bernard Fellay, uno dei quattro vescovi consacrati da mons. Lefebvre nel 1988, riconfermato nella carica di superiore generale nel 2006 – è presente con i priorati di Albano Laziale, Spadarolo di Rimini e Montalenghe (Torino); Messe sono regolarmente celebrate, inoltre, nei centri di Agrigento, Chiaravalle (Ancona), Albino (Bergamo), Bologna, Spinga (Bolzano), Ferrara, Firenze, Lucca, Seregno (Milano), Napoli, Parma, Pavia, Pescara, Roma, Torino, Trento, Lanzago di Silea (Treviso), Trieste, Verona. Il superiore del Distretto Italia – da cui dipende una missione in Albania, e al quale sono legati gli istituti di suore Consolatrici del Sacro Cuore, a Vigne di Narni (Terni), e le Discepole del Cenacolo, a Velletri (Roma) – è don Pierpaolo Petrucci, affiancato da una decina di sacerdoti.
    Rispetto a quanto precede, l’opinione pubblica ritiene spesso che il nodo centrale che spiega il prolungato contenzioso della Fraternità Sacerdotale San Pio X con la Santa Sede sia il rifiuto della riforma liturgica successiva al Concilio Vaticano II e il desiderio di conservare la liturgia detta “di san Pio V”, che per i meno informati diventa semplicemente “la Messa in latino”, mentre il mondo “lefebvriano” ha sempre fatto questione di testi più che di lingua, pure attribuendo importanza anche al secondo aspetto. È vero che la cosiddetta “Messa antica” rimane una bandiera della Fraternità Sacerdotale San Pio X e una ragione di adesione e di attaccamento. I problemi, tuttavia, sono più complessi e più profondi. Il disagio nei confronti del Concilio Vaticano II, nell’ambiente “lefebvriano”, ha il suo centro nella nozione di libertà religiosa. Secondo la Fraternità Sacerdotale San Pio X, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II la Chiesa cattolica predicherebbe, attraverso l’idea di “libertà religiosa”, la tesi secondo cui tutte le religioni sono più o meno uguali, con un progressivo scivolamento verso il relativismo che porta fuori dalla fede cattolica e dalla stessa nozione naturale di verità. L’ecumenismo e il dialogo interreligioso sono interpretati come ulteriori manifestazioni di relativismo. In questa stessa chiave sono criticati: il codice di diritto canonico del 1983, che non riconoscerebbe più la Chiesa cattolica come l’unica vera Chiesa; la riforma liturgica, in quanto avrebbe lo scopo di sfumare le differenze con il mondo protestante; la politica concordataria della Santa Sede, che non rivendicherebbe più per i cattolici i diritti che spettano ai seguaci dell’unica religione vera. Queste obiezioni di fondo al modello di relazioni fra la Chiesa cattolica, la società contemporanea, le altre comunità religiose e i moderni Stati laici trascendono, evidentemente, le semplici controversie liturgiche.
    Successivamente alla morte di mons. Lefebvre, nel 2001 la Santa Sede ha avviato “contatti formali” in vista di un’auspicata riconciliazione, i quali hanno subito un’accelerazione con l’elezione al soglio pontificio di Benedetto XVI, nel 2005, il quale con il motu proprio pontificio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007 – cui ha fatto seguito, il 30 aprile 2011, l’istruzione sull’applicazione Universae Ecclesiae, della Pontificia Commissione Ecclesia Dei – ha liberalizzato l’uso della liturgia secondo il rito di San Pio V e in lingua latina, e durante il cui pontificato sono stati emanati documenti come quello della Congregazione per la Dottrina della Fede Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa del 29 giugno 2007, in cui è ribadita la dottrina tradizionale secondo cui l’unica “Chiesa di Gesù Cristo su questa terra” è la Chiesa cattolica. Tali atti hanno rappresentato certamente da parte della Santa Sede – secondo l’auspicio espresso dallo stesso Benedetto XVI nella lettera che accompagna il citato motu proprio, nonché nell’orizzonte di una corretta ermeneutica del Concilio Vaticano II, che il Pontefice ha ininterrottamente adottato, almeno a partire dal famoso Discorso alla Curia romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, del 22 dicembre 2005 – concreti “sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità, sia reso possibile di restare in quest’unità o di ritrovarla nuovamente”.
    Un ulteriore passo importante nel menzionato cammino di “completa riconciliazione” e “piena comunione” ha preso corpo con il Decreto della Congregazione per i Vescovi del 21 gennaio 2009, nel quale il prefetto card. Giovanni Battista Re – facendo seguito a una missiva del 15 dicembre 2008 del superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X, mons. Bernard Fellay, nella quale il presule sollecitava la rimozione della scomunica, anche a nome degli altri tre vescovi consacrati il 30 giugno 1988 –, in base alle facoltà concessegli da Benedetto XVI, ha rimesso la censura di scomunica che gravava sui quattro vescovi, con tale atto desiderando “consolidare le reciproche relazioni di fiducia e intensificare e dare stabilità ai rapporti della Fraternità San Pio X con questa Sede Apostolica”. A tale gesto ha fatto seguito la pubblicazione di una Lettera di Sua Santità Benedetto XVI ai Vescovi della Chiesa Cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei quattro Vescovi consacrati dall’Arcivescovo Lefebvre, del 10 marzo 2009, che ha fra l’altro dato il via a una ripresa dei colloqui dottrinali fra la Santa Sede e la Fraternità Sacerdotale San Pio X, i quali hanno avuto inizio il 26 ottobre dello stesso anno e sono terminati nel 2011. Quale esito di questo itinerario, nella primavera del 2012 sono state poste le basi per un accordo dottrinale e una soluzione canonica al doloroso contenzioso durato oltre un quarantennio.
    Naturalmente, non sono mancati e non mancano “irriducibili” che non hanno visto con favore i contatti prima e l’ipotesi di accordo poi tra la Fraternità Sacerdotale San Pio X e la Santa Sede: un caso esemplare riguarda mons. Williamson – uno dei quattro vescovi consacrati da mons. Lefebvre nel 1988 –, la cui posizione ha indotto i superiori della Fraternità Sacerdotale San Pio X a sancirne l’esclusione dalla medesima, il 4 ottobre 2012. Altri “irriducibili” hanno lasciato la Fraternità per i gruppi sedevacantisti o sedeprivazionisti: oltre al caso dell’Istituto Mater Boni Consilii, di cui parleremo qui oltre, è il caso – solo a titolo di esempio fra una moltitudine di episodi – della Fraternità San Pio V, sorta nel 1983 in seguito alla fuoriuscita dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X di nove sacerdoti del distretto statunitense, circostanza che darà peraltro vita a un lungo contenzioso giuridico. Di tali sacerdoti, tre sono stati consacrati, validamente ma illecitamente, vescovi: don Clarence Kelly, attuale superiore della Fraternità San Pio V, ordinato nel 1993 dall’ex vescovo di Arecibo, in Porto Rico, mons. Alfredo Méndez-Gonzalez C.S.C. (1907-1995); e altri due sacerdoti che si sono distaccati in seguito sia da Kelly sia dalla Fraternità San Pio V, ovvero don Donald J. Sanborn – già rettore del seminario statunitense della Fraternità Sacerdotale San Pio X, oggi direttore del Most Holy Trinity Seminary e consacrato vescovo nel 2002 da Robert McKenna, di cui parleremo oltre – e Daniel L. Dolan, oggi alla guida della parrocchia St. Gertrude the Great ed elevato all’episcopato nel 1993 da Mark A. Pivarunas, attuale superiore della Congregazione di Maria Immacolata Regina, realtà sedevacantista fondata nel 1967 dalla controversa figura di Francis Schuckhardt (1937-2006). Altri, come nel caso del sacerdote italiano don Giulio Maria Tam o di don Floriano Abrahamowicz, hanno invece dato vita a piccole realtà autonome che affermano di preservare lo “spirito” di mons. Lefebvre contro la “lettera” rappresentata dal comportamento degli attuali superiori della Fraternità. Tuttavia si deve anche notare che il movimento va nei due sensi, e vi sono anche casi di sacerdoti sedevacantisti o sedeprivazionisti che entrano – o rientrano, giacché ne avevano fatto parte in passato – nella Fraternità Sacerdotale San Pio X.
    B.: Bernard Tissier de Mallerais, uno dei quattro sacerdoti ai quali mons. Lefebvre ha conferito la consacrazione episcopale nel 1988, è autore della più accurata biografia disponibile del vescovo francese: Mons. Marcel Lefebvre. Una vita, trad. it., Tabula fati, Chieti 2005. Fra i diversi libri di mons. Marcel Lefebvre, alcuni sono stati tradotti in lingua italiana; fra questi: Un vescovo parla, Rusconi, Milano 1975; Il colpo da maestro di Satana, Società Editrice Il Falco, Milano 1978; Accuso il Concilio, Il Borghese, Roma 1977; Lettera aperta ai cattolici perplessi, Fraternità San Pio X - Priorato Madonna di Loreto, Spadarolo (Rimini) 1987; e Un vescovo cattolico, Edizioni San Francesco di Sales, Montalenghe (Torino) 1989. Una raccolta di documenti in Mons. Lefebvre e il Sant’Uffizio, Giovanni Volpe Editore, Roma 1980; sulle consacrazioni episcopali del 1988 e il conseguente scisma, una raccolta di documenti in Fideliter, numero fuori serie, 29-30 giugno 1988. Cfr. inoltre, in chiave giornalistica e apologetica, Alessandro Gnocchi - Mario Palmaro, Rapporto sulla Tradizione. A colloquio con il successore di monsignor Lefebvre, Cantagalli, Siena 2007; e Iidem, Tradizione. Il vero volto. Chi sono e cosa pensano gli eredi di Lefebvre. Intervista a monsignor Bernard Fellay, Sugarco, Milano 2009. La rivista ufficiale della Fraternità Sacerdotale San Pio X in Italia è La Tradizione Cattolica.
     

    I sedeprivazionisti: l’Istituto Mater Boni Consilii

    Istituto Mater Boni Consilii
    Località Carbignano, 36
    10020 Verrua Savoia (Torino)
    Tel.: 0161-839335
    Fax: 0161-839334
    E-mail: info@sodalitium.it
    URL: www.sodalitium.it Il padre Michel Guérard des Lauriers (1898-1988, religioso domenicano con il nome di frà Louis-Bertrand), già docente presso la Pontificia Università del Laterano e professore a Ecône, nel seminario della Fraternità Sacerdotale San Pio X, abbandona monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991) – che aveva raggiunto alla fine del 1970 – nell’autunno 1977 ed è consacrato vescovo il 7 maggio 1981 dall’arcivescovo emerito di Hué, il vietnamita Pierre-Martin Ngô-Dinh Thuc (1897-1984), che si trova alle origini – direttamente o indirettamente – di oltre un centinaio di consacrazioni episcopali illecite nel mondo ultra-tradizionalista (ma che muore dopo essere rientrato in comunione con Roma).
    Nel frattempo, monsignor Guérard des Lauriers ha già elaborato, nel 1979, la cosiddetta “tesi di Cassiciacum” – dalla rivista in cui la tesi è pubblicata, Les Cahiers de Cassiciacum – secondo la quale almeno a partire dal 7 dicembre 1965, con la promulgazione della dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa Dignitatis humanæ, ritenuta in contrasto col magistero precedente, Paolo VI (1897-1978) e i suoi successori, pur occupando legalmente la sede di Pietro in seguito a una valida elezione, non godrebbero più della autorità pontificia e non sarebbero più divinamente assistiti. In altre parole, essi sarebbero Papi solo “materialmente” ma non “formalmente” (e, in parallelo, quanto al potere di giurisdizione, i vescovi nominati dagli “occupanti della Sede Apostolica” – da Paolo VI in poi – non hanno l’autorità, esattamente come non hanno l’autorità i suddetti occupanti). Spetterebbe allora ai cardinali o ai vescovi residenziali rivolgere all’occupante della Sede Apostolica – da ultimo Papa Francesco, che l’Istituto Mater Boni Consilii reputa non avere “oggettivamente l’intenzione di governare la Chiesa accettando il Sommo Pontificato”, “rendendo così totalmente vacante la Sede”, come recita un comunicato emanato due giorni dopo l’elezione al soglio pontificio, e il cui nome non è dunque menzionato dai sacerdoti dell’Istituto nel canone della Messa – delle “monizioni canoniche”. Se il Papa persiste nel suo errore, non lo è più neppure materialmente e il “concilio generale imperfetto” (cardinali o vescovi residenziali) dovrebbe procedere a un nuovo conclave. Nel caso abiuri i suoi errori, egli diverrebbe Papa anche formalmente.
    Naturalmente, allo stato attuale delle cose, nessun cardinale o vescovo residenziale è disposto a iniziare il processo canonico ipotizzato da padre Guérard des Lauriers, per cui i sostenitori della sua tesi (sedeprivazionisti) si oppongono sia a chi riconosce la legittimità del Papa (è la posizione della Fraternità San Pio X), sia a chi non lo considera Papa neppure materialmente (sedevacantisti), sia ancora a chi vuole convocare un conclave ed eleggere un Papa senza previe monizioni canoniche (conclavisti). Conseguentemente, “l’Istituto Mater Boni Consilii, sostenendo che la Sede Apostolica è formalmente (…) vacante almeno dal 7 dicembre 1965, ritiene che tutti i libri liturgici promulgati dopo quella data non sono libri liturgici della Chiesa cattolica e pertanto (…) che la Messa celebrata secondo il nuovo rito e i sacramenti confezionati e amministrati secondo il rito post-conciliare sono da considerarsi (…) come praticamente nulli e invalidi. Questo vale anche per il nuovo rito di consacrazione episcopale” (Sodalitium, anno XXI, n. 58, aprile 2005, p. 42).
    Il 25 novembre 1987, a Raveau (in Francia), monsignor Michel Guérard des Lauriers conferisce la consacrazione episcopale a don Franco Munari (dopo averla già conferita a Gunter Storck [1938-1993], il 30 aprile 1984, e a Robert McKenna, il 22 agosto 1986), un sacerdote italiano che – assieme a don Curzio Nitoglia, don Giuseppe Murro e don Francesco Ricossa – ha lasciato la Fraternità Sacerdotale San Pio X, il 18 dicembre 1985, considerando le sue posizioni dottrinali (all’epoca: “Giovanni Paolo II [1920-2005] è realmente Papa, ma può sbagliare e gli si deve disobbedire”) ambigue e nocive. Intorno a don Munari e i suoi collaboratori sorge così l’Istituto Mater Boni Consilii – con sede prima a Nichelino, poi a Verrua Savoia, entrambi in provincia di Torino –, che riunisce i seguaci italiani della “tesi di Cassiciacum”. Per ragioni personali, don Munari abbandona l’Istituto – e, a quanto è dato di sapere, il sacerdozio – il 26 ottobre 1990; fra il 2006 e il 2007 un altro membro fondatore, il già citato don Curzio Nitoglia, ha abbandonato l’Istituto, in questo caso a seguito del suo intervenuto disaccordo con la “tesi di Cassiciacum”, che lo ha condotto a riavvicinarsi alla Fraternità Sacerdotale San Pio X – risiede ora presso le Discepole del Cenacolo di Velletri – e a elaborare un’“ipotesi di Velletri”, prossima a una posizione di “sedevacantismo mitigato”..
    Dopo oltre un decennio di assenza di un proprio vescovo, avendo perciò fatto ricorso per le ordinazioni sacerdotali e le cresime a vescovi stranieri (a loro volta non in comunione con il Papa), che condividono posizioni analoghe sul “problema dell’autorità nella Chiesa” e del Papa e che periodicamente visitano l’Italia, il 16 gennaio 2002 il vescovo statunitense domenicano Robert McKenna – come abbiamo visto, elevato all’episcopato da Michel Guérard des Lauriers, nel 1986 – ha conferito la consacrazione episcopale a un giovane membro dell’Istituto, il sacerdote belga Geert Stuyver – nato a Gand il 14 maggio 1964 e ordinato al sacerdozio dallo stesso McKenna nel 1996 –, residente a Dendermonde (Belgio), da dove svolge il suo ministero per conto dell’Istituto Mater Boni Consilii anche in Francia e nei Paesi Bassi.
    Nel 2011, a venticinque anni dalla propria nascita, l’Istituto Mater Boni Consilii – che oltre alla casa di Verrua Savoia, dove opera anche un seminario proprio per la formazione del clero, dispone di residenze di sacerdoti a San Martino dei Mulini (Rimini), oltre che in Francia, Belgio e Argentina – dispone di una decina di sacerdoti e complessivamente di ventiquattro membri – compreso il ramo femminile, attualmente composto da due suore – e svolge il proprio apostolato in diverse città italiane – Bologna, Chieti, Ferrara, Loro Ciuffenna (Arezzo), Maranello (Modena), Milano, Modugno (Bari), Padova, Potenza, Roma, Rimini, Rovereto (Trento), Torino, Valmadrera (Lecco) – e straniere. Dal 2004, inoltre, l’Istituto segue la cura pastorale di un distaccamento italiano delle suore francesi di Cristo Re a Moncestino (Alessandria).
    B.: La “tesi di Cassiciacum” è esposta da padre Guérard des Lauriers in “Le Siège Apostolique est-il Vacant?”, Cahiers de Cassiciacum, n. 1, Association St. Herménégilde, Nizza 1979; un numero monografico dedicato alla memoria del religioso domenicano in Sodalitium, anno V, n. 18, novembre-dicembre 1998. L’Associazione Mater Boni Consilii pubblica a Verrua Savoia il periodico Sodalitium (dal 1983 al 1985 bollettino del Distretto Italia della Fraternità Sacerdotale San Pio X), e negli anni 1990 ha iniziato anche attività editoriali nel settore librario, pubblicando fra gli altri titoli: don Anthony Cekada, Non si prega più come prima..., Cooperativa Editrice Sodalitium, Verrua Savoia (Torino) 1994. Sul fenomeno del sedevacantismo in generale, cfr. l’articolo di PierLuigi Zoccatelli, “The Current Status of  Catholic Sedevacantism and Antipopes”.

    I sedevacantisti: l’Associazione Santa Maria “Salus Populi Romani”

    Associazione Santa Maria “Salus Populi Romani”
    Via Luigi Chiala, 8
    10080 Feletto (Torino)
    E-mail: info@osservatorecattolico.comURL: www.osservatorecattolico.com Nel 1991 Stefano Filiberto, già seminarista a Ecône, in Svizzera, della Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata da mons. Marcel Lefebvre – e che dal 2007 al 2010 sarà sindaco di Feletto (Torino) –, fonda a Torino assieme ad altre persone l’Associazione Santa Maria “Salus Populi Romani” e la rivista Il Nuovo Osservatore Cattolico, che intende distinguere la sua posizione da quella di altri gruppi con cui pure condivide la convinzione che l’attuale Papa e i suoi predecessori da Paolo VI (1897-1978) – se non da Giovanni XXIII (1881-1963) – siano formalmente eretici e apostati dalla dottrina cattolica tradizionale. L’Associazione si riferisce all’insegnamento teologico secondo cui “chi è fuori della Chiesa non può esserne il capo” (così san Roberto Bellarmino, 1542-1621); quindi, non solo il Papa non è più tale quando cade in eresia, ma chi è già eretico prima del conclave non può essere validamente eletto al pontificato. Un eretico che non condivide la fede cattolica – come una donna, o un bambino – non può validamente ricevere la forma del pontificato. Paolo VI – con qualche dubbio – e Giovanni Paolo II (1920-2005) – con certezza – hanno, secondo l’Associazione, professato eresie già prima della loro elezione, dunque non sono mai diventati veramente Papi.
    Questa tesi contrasta sia con quella della Fraternità San Pio X (secondo cui Paolo VI e i successivi Pontefici sono cattivi Papi, ma rimangono formalmente veri Papi), sia con la cosiddetta “tesi di Cassiciacum” del religioso domenicano mons. Michel Guérard des Lauriers (1898-1988) secondo cui il Pontefice è Papa materialmente anche se non formalmente. Siccome Giovanni Paolo II non è mai stato Papa, né lo è diventato Benedetto XVI, la sede è vacante (da molto tempo, giacché l’Associazione ritiene che Paolo VI sia caduto comunque in eresia almeno dal 7 dicembre 1965, quando ha promulgato la dichiarazione conciliare Dignitatis humanae sulla libertà religiosa), a nulla rilevando l’occupazione “materiale” da parte di chi deve essere considerato un usurpatore. L’obiezione più seria a questa tesi – integralmente sedevacantista – è, riconosce la stessa Associazione, quella secondo cui la Chiesa avrebbe così perso la sua visibilità. La risposta di Filiberto e dei suoi sostenitori è che la visibilità si esprime ordinariamente, ma non obbligatoriamente, attraverso il Sommo Pontefice e può permanere nei vescovi e sacerdoti fedeli (sedevacantisti) che ancora esistono nel mondo. Rimane il problema di come uscire da questa situazione.
    L’Associazione rigetta la soluzione di un conclave futuro da parte dei cardinali oggi “ratzingeriani”, pure se (come altri ipotizzano) si ravvedessero, perché la loro stessa valida successione apostolica è dubbia. Accusata di “conclavismo” dai suoi critici, manifesta in realtà molti dubbi su chi potrebbe costituire un valido conclave (non necessariamente, comunque, un corpo di cardinali) e ritiene la convocazione di un conclave allo stato non opportuna – iniziative recenti sono giudicate “inconcludenti” – finché nella Chiesa i tempi non saranno maturi, non si sarà – cioè – manifestato un diffuso consenso sull’esistenza di una situazione di sede vacante. Anche sulla prassi di ordinare vescovi al solo scopo di perpetuare l’amministrazione dei sacramenti, diffusa in alcuni gruppi sedevacantisti, l’Associazione è perplessa: un vescovo, afferma, non è una semplice “macchina” per produrre sacramenti, e non è opportuno consacrare vescovi che non vogliano avere alcuna autorità (né altri che, in forza di una semplice consacrazione episcopale, ne pretendano al contrario una su tutta la Chiesa).
    In periodo di sede vacante i vescovi dovrebbero avere poteri reali ma limitati (con esclusione del potere giudiziario, che non potrebbe che rimanere sospeso in assenza di conferma pontificia) e potrebbero essere eletti dal clero e dal popolo fedele (il che è cosa diversa dall’affermare che la loro autorità proviene dal basso, dal “gregge”, posizione che, beninteso, l’Associazione considera eretica). I candidati dovrebbero essere quindi non solo persone pie e di buona dottrina, ma anche dotate di capacità giuridiche e di gestione. Alla domanda su “dov’è dunque [oggi] la vera Chiesa?” l’Associazione risponde che “c’è una notevole difficoltà nel trovare la risposta” e che “vi è del misterioso in ciò che sta accadendo”; comunque “la Chiesa è visibile in coloro che si oppongono all’eresia e che hanno ancora la fede” (Un paladino della Fede, “La questione dell’autorità”, Il Nuovo Osservatore Cattolico, anno IV, n. 2 [6], ottobre-novembre 1994, pp. 3-7 [p. 7]). Quanto al futuro, la convocazione del conclave essendo “praticamente inopportuna”, si afferma che “lasciamo alla Divina Provvidenza trovare la soluzione pratica” per il problema di come porre fine alla situazione di sede vacante (don Francesco Maria Paladino, “Obiezioni al sedevacantismo. Don Paladino e la Tesi di Cassiciacum”, Il Nuovo Osservatore Cattolico, anno IX, n. 1 [16], novembre-dicembre 1999, pp. 4-11 [p. 8]).
    Peraltro, pur non mancando un interesse per profezie apocalittiche, è criticato anche chi attende fatalisticamente gli eventi. Occorre invece operare per preservare e diffondere la fede; in questa chiave, l’Associazione diffonde le sue pubblicazioni e quelle della collegata Éditions Delacroix di Chateauneuf (Francia) e mantiene contatti con una rete di centri sedevacantisti in Francia, Belgio, Germania, Stati Uniti, Canada e Messico, il più importante dei quali è il Seminario de los Sagrados Corazones de Jesús y de Maria a Hermosillo (Sonora, Messico), fondato nel 1986 dal vescovo Moisés Carmona-Rivera (1912-1991) – consacrato il 17 ottobre 1981, a Tolone, dall’arcivescovo emerito di Hué, il vietnamita Pierre-Martin Ngô-Dinh Thuc (1897-1984), che si trova alle origini, direttamente o indirettamente, di oltre un centinaio di consacrazioni episcopali illecite nel mondo ultra-conservatore (ma che muore dopo essere rientrato in comunione con Roma) –, che insieme a un altro vescovo della “linea Thuc”, Adolfo Zamora Hernandez (1910-1987), nel 1993 ha dato vita alla Sociedad Sacerdotal Trento, oggi diretta dal messicano Martín Dávila Gándara (nato nel 1965), a sua volta consacrato vescovo l’11 maggio 1999 da Mark Anthony Pivarunas (nato nel 1958), che era stato consacrato il 24 settembre 1991 dallo stesso Carmona-Rivera ed è l’attuale superiore generale della Congregatio Mariae Reginae Immaculatae, un ordine di sacerdoti, religiosi e suore sorto nel 1967 e su posizioni sedevacantiste.
    B.: Si consulterà la collezione de Il Nuovo Osservatore Cattolico, e – per la critica alla tesi detta di Cassiciacum – Don Francesco Maria Paladino, Petrus es tu?, Éditions Delacroix, Chateauneuf 1997. Sui vari volti del sedevacantismo, cfr. la tesi presentata nel 1999 da Anne-Sophie Desroziers all’Institut d’Etudes Politiques de Bourdeaux: Le sedevacantisme: recherches sur un traditionalisme catholique


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Il Sedevacantismo

di S.E. Mons. Mark A. Pivarunas, CMRI

Il Sedevacantismo è la posizione teologica di quei cattolici tradizionali che con la massima certezza credono nel papato, nell’infallibilità papale e nel primato del Romano Pontefice, e tuttavia non riconoscono Giovanni Paolo II come legittimo successore di Pietro nel primato. In altre parole, non riconoscono Giovanni Paolo II come vero papa. Il termine sedevacantismo è composto da due parole latine che insieme significano “la Sede [apostolica] è vacante.” Nonostante i vari argomenti sollevati contro questa posizione — cioè che sia basata su una falsa aspettativa che il papa non possa commettere errori, o che si tratta di una reazione emotiva ai problemi nella Chiesa — la posizione sedevacantista è fondata sulle dottrine cattoliche dell’infallibilità e della indefettibilità della Chiesa e sulla opinione teologica del gran Dottore della Chiesa, S. Roberto Bellarmino.
Come introduzione a questo articolo, bisogna che il cattolico tradizionale si chieda anzitutto perché è un cattolico tradizionale. Perché non assiste alle messe del Novus Ordo? Perché rigetta gli insegnamenti del Concilio Vaticano II sulla Libertà Religiosa e sull’Ecumenismo? Perché rigetta il nuovo codice di diritto canonico (1983) secondo il quale in certe circostanze gli scismatici e gli eretici possono, senza abiura dei loro errori e senza professione della Fede Cattolica, ricevere da un prete cattolico i Sacramenti della Penitenza, dell’Estrema Unzione, e la SS. Eucarestia?
Se il cattolico tradizionale risponde correttamente alla prima domanda, afferma molto semplicemente che la nuova messa è senza dubbio un pericolo per la fede e che, a causa dei cambiamenti radicali nell’Offertorio e nella Consacrazione, è dubbio che la transustanziazione abbia mai luogo.
In risposta alla seconda domanda, il cattolico tradizionale dovrebbe affermare propriamente che gli insegnamenti che si trovano nei decreti sulla Libertà Religiosa e sull’Ecumenismo del Vaticano II sono stati condannati dai papi precedenti, in particolare da Papa Pio IX nel Sillabo degli Errori.
Infine, alla terza domanda, il cattolico tradizionale risponderebbe sicuramente che tale legge del nuovo codice non può mai essere considerata come legislazione vera e obbligante poichè i sacramenti verrebbero altrimenti amministrati sacrilegamente ad eretici e scismatici.
L’anziano Arcivescovo Marcel Lefebvre ebbe a scrivere in modo pertinente il 29 giugno 1976, in occasione della sospensione a divinis comminatagli da Paolo VI, la riflessione:
“Che la Chiesa Conciliare è una Chiesa scismatica, perché rompe con la Chiesa Cattolica quale è sempre stata. Essa ha i suoi nuovi dogmi, il suo nuovo sacerdozio, le sue nuove istituzioni, il suo nuovo culto, tutti già condannati dalla Chiesa in molti documenti, ufficiali e definitivi.
“Questa Chiesa Conciliare è scismatica, perché ha preso per base per il suo aggiornamento, principi opposti a quelli della Chiesa Cattolica, come la nuova concezione della Messa espressa ai numeri 5 della Prefazione al [decreto] Missale Romanum e 7 del suo primo capitolo, che attribuisce all’assemblea un ruolo sacerdotale che non può esercitare; come similmente il naturale — vale qui a dire divino — diritto di ogni persona e di ogni gruppo di persone alla libertà religiosa.
“Questo diritto alla libertà religiosa è blasfemo, perché attribuisce a Dio scopi che distruggono la Sua Maestà, la Sua Gloria, la Sua Regalità. Questo diritto implica libertà di coscienza, libertà di pensiero, e tutte le libertà massoniche.
“La Chiesa che afferma tali errori è al tempo stesso scismatica ed eretica. Questa Chiesa Conciliare è, pertanto, non cattolica. Nella misura in cui Papa, vescovi, preti e fedeli aderiscono a questa nuova Chiesa, essi si separano dalla Chiesa Cattolica.”
Si chiedano i cattolici tradizionali, specialmente i membri della Fraternità S. Pio X, fino a che punto Papa, vescovi, preti e laicato abbiano aderito a questa nuova Chiesa che li separa, secondo la riflessione dell’Arcivescovo Lefebvre, dalla Chiesa Cattolica.
Giovanni Paolo II aderisce completamente alla Chiesa Conciliare. Egli impone la Messa del Novus Ordo e i falsi insegnamenti del Vaticano II. Ha promulgato il Nuovo Codice di Diritto Canonico (1983). Ha sfrontatamente praticato il falso ecumenismo e l’eretico indifferentismo religioso in Assisi, Italia, il 27 Ottobre 1986, mediante l’atroce convocazione di tutte le false religioni del mondo per pregare i loro falsi dei per la pace del mondo!
Per quanto questo soggetto possa essere spiacevole, i cattolici tradizionali devono affrontare le terribili e brucianti domande:
La Chiesa Conciliare è la Chiesa Cattolica?
Giovanni Paolo II, capo della Chiesa Conciliare, è un vero papa?
Il sedevacantista direbbe senza esitazione e senza ambiguità no.
Credere altrimenti, rispondere si alle domande di cui sopra, implicherebbe che la Chiesa Cattolica ha fallito il suo scopo, che la Chiesa di Cristo non è infallibile e indefettibile, che il papa non è la roccia su cui Cristo ha fondato la sua Chiesa, che la promessa di Cristo di essere con la sua Chiesa “tutti i giorni fino alla consumazione del mondo” e che la speciale assistenza dello Spirito Santo, sono mancate alla Chiesa — conclusioni che nessun cattolico tradizionale potrebbe mai accettare.
Considerate la seguente citazione dal Concilio Vaticano I (1870):
“Perchè i Padri del IV Concilio di Constantinopoli, che seguirono da vicino le orme dei loro predecessori, fecero questa solenne professione: ‘La prima condizione della salvezza è mantenere la norma della vera Fede. Perché è impossibile che le parole di Nostro Signore Gesù Cristo, che disse, “Tu sei Pietro, e su questa pietra costruirò la mia Chiesa” (Matt. 16:18), non siano verificate. E la loro verità è stata provata dal corso della storia, poiché nella Sede Apostolica la religione Cattolica è sempre stata mantenuta senza macchia, e l’insegnamento mantenuto santo.’ ...poiché essi compresero pienamente che questa Sede di S. Pietro resta sempre intatta da qualsiasi errore, secondo la divina promessa di Nostro Signore e Salvatore fatta al principe dei suoi discepoli, ‘Ho pregato per te, che la tua fede non venga meno; e tu, quando ti sarai convertito, conferma i tuoi fratelli’ (Luca 22:32).”
Papa Leone XIII, nella sua enciclica Satis Cognitum, insegnò che l’Autorità Docente della Chiesa non può mai essere in errore:
“Se (il vivente magistero) potesse essere in alcun modo falso, ne seguirebbe una evidente contraddizione; perché allora Dio stesso sarebbe autore dell’errore.”
Come può un cattolico tradizionale da un lato rigettare la Nuova Messa, gli insegnamenti eretici del Concilio Vaticano II, e il Nuovo Codice di Diritto Canonico (1983), e dall’altro, continuare a riconoscere come papa proprio colui che ufficialmente promulga e impone questi errori?
Occorre considerare anche un’altra domanda: la fede ed il governo del cattolico tradizionale sono gli stessi di Giovanni Paolo II e della sua Chiesa Conciliare? I cattolici tradizionali credono le stesse dottrine di Giovanni Paolo II e della Chiesa Conciliare riguardo alla Nuova Messa, al falso ecumenismo, ed alla libertà religiosa? I cattolici tradizionali sono soggetti alla gerarchia locale ed in ultimo luogo a Roma?
Papa Pio XII, nell’enciclica Mystici Corporis insegnò:
“Ne segue che tutti coloro che sono divisi nella fede e nel governo non possono ritenersi viventi nell’unico Corpo [di N.S. Gesù Cristo, cioè nella Chiesa] in quanto tali, nè possono ritenersi compartecipi della vita dell’unico Divino Spirito.”
I cattolici tradizionali sono uniti or divisi, quanto alla fede ed al governo, rispetto alla Chiesa Conciliare?
Il sedevacantista riconosce onestamente che la sua fede attualmente non è la stessa di Giovanni Paolo II e della Chiesa Conciliare. Riconosce che non è attualmente soggetto né obbedisce a Giovanni Paolo II. Come cattolico tradizionale, il sedevacantista crede e professa tutti gli insegnamenti della Chiesa Cattolica, e questa professione della vera Fede include il rigetto dei falsi insegnamenti del Vaticano II (“tutti già condannati dalla Chiesa in numerosi documenti, ufficiali e definitivi” — S.E. Mons. Marcel Lefebvre, 29.06.1976).
Durante la prima preghiera del Canone della S.Messa tradizionale, che inizia con Te igitur, il sacerdote in tempi normali dovrebbe recitare una cum papa nostro N. (uno col nostro papa N.). Che significato comporta questa breve frase — una cum, uno con?
Uno nella fede, uno nel governo, uno nella Messa e nei Sacramenti — uniti — questo è il significato! Può un sacerdote tradizionale onestamente recitare nel Canone della Messa che egli è una cum Giovanni Paolo II? In che cosa è una cum Giovanni Paolo II? Negli insegnamenti conciliari, nel governo, nella nuova messa e nei sacramenti ufficiali — è attualmente una cum?
Un’ultima considerazione su questo tema del sedevacantismo è la maniera nella quale sono accadute tutte queste cose. Quando sono avvenute? Come sono avvenute? Questa è un’area nella quale i sedevacantisti si differenziano. Alcuni ritengono che le elezioni papali furono invalide basandosi sulla Bolla di Papa Paolo IV del 1559, Cum ex apostolatus:
“Se mai, in qualunque epoca, avvenga che... il Romano Pontefice abbia deviato dalla Fede Cattolica o sia caduto in qualche eresia prima di assumere il papato, tale assunzione, anche compiuta coll’unanime consenso di tutti i Cardinali, è nulla, invalida e senza effetto; né può dirsi divenire valida, o esser tenuta per legittima in qualsivoglia modo, o esser ritenuta dare a costoro alcun potere di amministrare delle materie sia spirituali che temporali; ma qualsiasi cosa sia detta, fatta o stabilita da costoro è priva di ogni forza e non conferisce assolutamente alcuna autorità o diritto a chicchessia; e costoro per il fatto stesso (eo ipso) e senza che sia richiesta alcuna dichiarazione siano privati di ogni dignità, posto, onore, titolo, autorità, ufficio, e potere.”
Alcuni sedevacantisti citano il Codice di Diritto Canonico (1917) al canone 188, art. n. 4:
“Qualsiasi ufficio sarà vacante ipso facto [per il fatto stesso] per tacita rinuncia e senza che sia richiesta alcuna dichiarazione, ... §4 per pubblica defezione dalla Fede Cattolica;... (Ob tacitam renuntiationem ab ipso iure admissam quaelibet officia vacant ipso facto et sine ulla declaratione, si clericus: … 4. A fide catholica publice defecerit;...)”
Altri ritengono l’opinione di S. Roberto Bellarmino nel De Romano Pontifice (Cap. XXX):
“La quinta opinione (riguardo all’ipotesi del papa eretico) pertanto è vera; un papa che sia eretico manifesto, per quel fatto (per se) cessa di essere papa e capo (della Chiesa), poichè a causa di quel fatto cessa di essere un cristiano (sic) e un membro del corpo della Chiesa. Questo è il giudizio di tutti gli antichi Padri, che insegnano che gli eretici manifesti perdono immediatamente ogni giurisdizione.”
Papa Innocenzo III, citato dal teologo Billot nel suo Tract. De Ecclesia Christi, p. 610:
“La fede mi è necessaria a tal punto che, avendo Dio come mio unico giudice in altri peccati, potrei comunque venir giudicato dalla Chiesa per i peccati che potessi commettere in materia di fede.”
Basta dire che, la questione del papa è una questione difficile, spiacevole, e che fa paura; tuttavia è una questione necessaria e importante, che non può essere evitata.
In conclusione, non si dica che il sedevacantista rigetta il papato, il primato, o la Chiesa Cattolica. Al contrario è proprio a causa del suo credere nel papato, nel primato, nell’infallibilità ed indefettibilità della Chiesa Cattolica che egli rigetta Giovanni Paolo II e la Chiesa Conciliare. Per il sedevacantista, la Chiesa Cattolica non può venir meno e non è venuta meno. La grande apostasia predetta da S.Paolo nell’ Epistola ai Tessalonicesi ha avuto luogo:
“Che nessuno vi inganni in alcun modo, perché il giorno del Signore non verrà a meno che prima non venga l’apostasia, e sia rivelato l’uomo del peccato, il figlio di perdizione, che si oppone e si esalta sopra tutto ciò che è detto Dio, o che viene adorato, in modo da sedersi nel tempio di Dio per farsi adorare come fosse Dio.... E ora sapete ciò che lo trattiene, affinchè sia rivelato al tempo opportuno. Poiché il mistero di iniquità è già al lavoro; dato soltanto che colui che al presente lo trattiene, lo trattenga ancora, finchè sia tolto di mezzo. Ed allora il perverso sarà rivelato...” (2 Thess. 2:3-8).
Chi è colui “che al presente lo trattiene... finchè egli sia tolto di mezzo. Ed allora il perverso sar à rivelato”? Forse Papa Leone XIII ne fornisce la risposta nel suo Motu Proprio del 25 settembre 1888, quando scrisse l’invocazione a S. Michele:
“Questi astutissimi nemici hanno riempito e inebriato di fiele e amarezza la Chiesa, la sposa dell’Agnello immacolato, e hanno messo empie mani sulle sue più sacre proprietà. Nello stesso Luogo Santo, dove fu posta la Sede del beatissimo Pietro e la Cattedra di Verità per la luce del mondo, hanno elevato il trono della loro abominevole empietà, con l’iniquo disegno che quando il Pastore sia stato colpito, il gregge venga disperso.”

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